Home Editoriale EDITORIALE – La città dormiente rispolvera i forconi. Ma la politica non è solo partecipazione…
EDITORIALE – La città dormiente rispolvera i forconi. Ma la politica non è solo partecipazione…
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EDITORIALE – La città dormiente rispolvera i forconi. Ma la politica non è solo partecipazione…

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BRINDISI – La crisi vissuta dal Comune di Brindisi e le conseguenti decisioni che ha dovuto assumere l’Amministrazione comunale hanno consentito paradossalmente di ridurre la distanza fisica tra i cittadini e Palazzo di Città. Il Consiglio comunale odierno, infatti, dovrebbe registrare la partecipazione di un cospicuo gruppo di cittadini che dalla frequentazione della piazza virtuale di Facebook ha deciso di trasferirsi in Piazza Matteotti. Se è vero che politica è partecipazione, allora quanto sta avvenendo è da considerarsi positivamente.

Al contempo, però, scorrendo la pagina del gruppo Facebook “Scendiamo in piazza”, che ha per l’appunto assunto il ruolo di incubatore di questo processo partecipativo, emerge un vulnus informativo nella cittadinanza. A tale riguardo, la partecipazione ai lavori del Consiglio comunale potrà agevolare una migliore comprensione dei problemi.

Delle tante sfaccettature di questa crisi, viene intanto da osservare un aspetto: le misure varate dall’Amministrazione comunale per riequilibrare i conti ed evitare il dissesto finanziario dell’ente si ripercuotono anche sui componenti della maggioranza di governo cittadino. Anche i consiglieri e gli assessori, infatti, hanno dei bambini che frequentano gli asili nido della città oppure affetti coinvolti dalla alienazione delle farmacie comunali e dalle altre operazioni di ingegneria contabile. Tutto ciò, sta creando forti scossoni all’interno della maggioranza, anche perché, come ammesso da alcuni esponenti della stessa, qualche errore di valutazione è stato commesso, e già nelle prossime ore si proverà a porre rimedio ai disagi che gli aumenti dei costi degli asili nido e della mensa, così come concepiti in un primo momento, avrebbero creato alle famiglie.

A fare da contraltare ai sacrifici chiesti ai cittadini, c’è poi il mancato – almeno fino ad ora – abbattimento dei costi della politica. Un segnale atteso dai brindisini e – in verità – anche dal consigliere del PD Antonio Elefante. Se a questo quadro viene aggiunta la notizia diffusa in settimana dell’aumento degli stipendi disposto per tre dirigenti, allora è facile comprendere come si sia giunti al clima esasperato che si respira in città.

Alcune precisazioni, però, potrebbero aiutare a mettere ordine. Va chiarito, infatti, che a fronte degli aumenti in oggetto corrisponde anche la diminuzione dello stipendio per un dirigente. Come si giustificano tali variazioni? Chi decide come tagliare la torta? Ebbene, queste variazioni derivano da alcuni criteri fissati in un regolamento rivisitato nei mesi scorsi dall’ex sub-commissaria Mariangela Danzì. La legge impone infatti di legare una quota variabile degli stipendi dei dirigenti ai risultati conseguiti, alle responsabilità assunte e alle mansioni svolte. Insomma, vi sono dei criteri oggettivi che determinano l’ammontare finale dello stipendio. Quello di cui si può discutere, pertanto, è la ridefinizione di questi criteri, che incidono comunque su un plafond finanziario stabilito.

Rispetto alla diminuzione degli stipendi di Sindaco, Giunta e Consiglieri, invece, si dovrebbe fare un distinguo. Non appare giusto, infatti, che un Sindaco debba ridursi lo stipendio date le responsabilità e le ore di lavoro con le quali deve rapportarsi. Differente è il discorso, invece, per gli assessori e per il Presidente del Consiglio. Per alcuni di loro, infatti, l’emolumento appare particolarmente generoso se rapportato a quello che producono, per altri, invece, potrebbe risultare addirittura insufficiente. Forse sarebbe utile, allora, pensare a un “innovativo” sistema di retribuzione che, così come avviene per i dirigenti, sia rapportato alla produzione e agli obiettivi conseguiti.

C’è un altro tema, però, da tenere in considerazione, e riguarda l’attrazione nel pubblico delle migliori energie della società civile: quale bravo professionista, infatti, lascerebbe il proprio lavoro per prendere meno soldi nel pubblico? Il discorso, dunque, merita un approfondito dibattito e non può prestarsi a semplificazioni. Perché sarà pur vero che la politica è partecipazione, ma è anche complessità. 

Andrea Pezzuto