Gli studenti del Giorgi vorrebbero più legalità: per loro nessuna correlazione tra aumento dell’immigrazione e dei reati
BRINDISI – Il 17 gennaio scorso, presso l’ITT Giorgi di Brindisi, si è tenuto un incontro rientrante nel progetto “Legalità In-Formazione”, che ha visto la partecipazione del Prefetto Umberto Guidato e del Procuratore Capo della Repubblica Antonio De Donno. L’occasione è stata utile per presentare un lavoro condotto da un gruppo di studenti dell’istituto scolastico, che hanno somministrato ad alcune centinaia di loro colleghi un questionario sui temi afferenti la legalità e l’illegalità. Ne è emerso un quadro fatto di luci ed ombre. Un dato su tutti: nel territorio brindisino il senso della legalità viene percepito “poco” dal 51% degli studenti del Giorgi, e per il 48,6% si potrebbe fare di più per promuovere il senso della legalità. Insomma, è come se domanda e offerta di legalità non si incontrassero pienamente, come se la sete di legalità dei ragazzi non fosse soddisfatta a sufficienza dall’ambiente che li circonda, dalle istituzioni. Ecco allora che iniziative come quella organizzata il 17 gennaio hanno la funzione di potenziare l’offerta.
Ovvio che non tutto può passare dalla formazione: anche il contesto socio-economico di una città deve rappresentare il giusto humus perché attecchisca il seme della legalità. A tal proposito, più di uno studente su tre ha risposto che è lo stato di necessità a determinare il compimento di un reato, e la stessa percentuale di studenti ha assistito almeno una volta a episodi di spaccio o contrabbando o ad altri reati. Alla domanda se denuncierebbero qualcuno a loro caro, inoltre, il 57,6% ha risposto di no.
Vi è da sottolineare, comunque, che – grazie alla scuola e alle famiglie – risulta ben consolidata una certa conoscenza delle dinamiche inerenti la legalità. E’ presente, ad esempio, una soddisfacente rete di solidarietà, stante che il 65,5% andrebbe a fare acquisti presso un commerciante che si è ribellato al pizzo con il solo intento di esprimergli vicinanza. Interessante è anche il dato secondo il quale per il 64,2% dei ragazzi, compie il suo dovere chi informa i professori in merito a un reato commesso da un altro studente (per il 21,5%, invece, chi si rende protagonista di questo atto è una spia), mentre il 58,6% stimerebbe ancora maggiormente un amico che gli dovesse negare un favore richiestogli poiché l’atto configurerebbe un’ipotesi di reato. Per il 53,4% dei ragazzi, inoltre, aumentando il numero di extracomunitari non aumenta l’illegalità.
I ragazzi, dunque, sembrano avere le idee chiare: quello di cui avrebbero bisogno, più di tutto, sono politiche attive per il lavoro maggiormente efficaci e modelli virtuosi da seguire.