EDITORIALE – Museo Ribezzo, oltre ai bronzi c’è di più: mancano eventi, marketing, sito web, aperture nei w.e., personale adeguato…
BRINDISI – Adesso che i bronzi sono tornati al Museo Ribezzo e la soglia di attenzione e indignazione è alta, possiamo provare ad alzare l’asticella. Perché fino ad ora, dell’esistenza di quel museo, i brindisini se ne sono ricordati solo in occasione del trasferimento di alcuni reperti (ivi insistenti) presso altre località per esposizioni temporanee.
È il termometro che qualcosa non funziona. Possibile che un museo di quel valore, incastonato in una piazza e in un immobile di tale pregio, sembri completamente avulso dal tessuto sociale brindisino e non riesca ad attrarre importanti flussi di visitatori? Sì, è possibile, perché per quel museo non vi è mai stata una chiara strategia di marketing sottesa; perché non esiste un sito internet (sigh!) e una presenza sui social degna di nota; perché non è mai stata realizzata una segnaletica adeguata; perché non è presente personale adeguato.
E ancora: è possibile che l’apertura prevista per domani debba essere catalogata come straordinaria? Cioè: è normale che un museo resti chiuso nei weekend, nei giorni festivi, e che un evento culturale (come la proiezione in 3D dei bronzi) venga organizzato solo come “risarcimento” per la città e non faccia invece parte di un organico programma di promozione culturale e turistica di quel sito?
Nei mesi scorsi si è parlato insistentemente della necessità di fare rete tra le realtà museali brindisine: ma com’è possibile realizzare ciò se i musei Tarantini, Faldetta e Ribezzo ragionano come monadi e se gli enti non riescono a sollecitare il dialogo?
È stato necessario il trasferimento dei bronzi di Punta del Serrone a Lecce per riscoprire la loro esistenza e il luogo dove sono ospitati. E la gestione di quel museo negli altri 335 giorni dell’anno non vi fa indignare? Ciò, sia chiaro, non vuole configurarsi come una caccia alla streghe: non vogliamo la testa di nessuno. Pretendiamo, però, che si valorizzino i tesori di questa città, che si punti nei fatti sul turismo e sulla cultura. Perché a parole i brindisini sono campioni del mondo, ma quando si tratta di concretizzare e di fare sistema per ottenere risultati, allora viene fuori tutta l’inconsistenza di una comunità che deve compiere ancora parecchia strada prima di affacciarsi seriamente sul panorama e sul mercato turistico-culturale.
Andrea Pezzuto