BRINDISI – Si chiama «Promo Prima» ed è la promozione che il Teatro Verdi di Brindisi dedica al suo pubblico in vista dell’inaugurazione della stagione 2019-20, in programma domenica 20 ottobre (sipario ore 20.30) con lo spettacolo «È questa la vita che sognavo da bambino?», protagonista Luca Argentero. La promozione sarà attiva nelle giornate di sabato 19 e domenica 20 ottobre solo presso la biglietteria del Teatro e permetterà di acquistare, per gli ultimi posti disponibili, il biglietto di poltrona a 10 euro. Prevista l’apertura straordinaria della biglietteria: sabato dalle 11 alle 13 e, nel pomeriggio, dalle 16.30 alle 18.30; domenica ancora dalle 11 alle 13 e poi dalle 19 fino all’inizio dello spettacolo. Info 0831 562554.
Uno speciale invito alla comunità per salutare l’inizio di un nuovo viaggio tra i generi del teatro, la tredicesima programmazione del politeama brindisino. L’apertura è affidata a Luca Argentero con uno spettacolo che racconta di bici e di montagne: un fiume di ricordi, parole, emozioni, in cui la memoria diventa teatro. Sul palco Argentero riavvolge la storia di tre grandi personaggi, le cui imprese leggendarie, insieme alla consapevolezza della fragilità umana, hanno lasciato un segno profondo nella società. I tre protagonisti del racconto sono il ciclista Luigi “Luisin” Malabrocca (1920-2006), lo sciatore Alberto Tomba e l’alpinista Walter Bonatti (1930-2011), tre grandi sportivi che hanno fatto sognare, emozionare e appassionare intere generazioni di italiani.
Tre personaggi che fanno parte della vita di un’intera nazione: un ciclista che taglia il traguardo per ultimo, uno sciatore che viene giù con la potenza di una bomba, un alpinista che sale in vetta con la forza della determinazione. Due miti legati, in modo diverso, alla montagna, più un terzo atleta che in montagna doveva pedalare. Bonatti è stato una delle figure più significative dell’alpinismo mondiale. Tomba ha invece fatto impazzire l’Italia dal 1986 al 1998 con le tante vittorie ottenute in slalom e in gigante: tra i successi ottenuti spiccano tre ori olimpici e due ori mondiali. Il ciclista Malabrocca vinse quindici gare tra i professionisti, ma diventò celebre per la maglia nera (assegnata all’ultimo in classifica che valeva un premio in denaro) “vinta” al Giro d’Italia del 1946 e 1947.
Argentero mette in scena un monologo in cui si racconta attraverso i suoi miti: sul palco, da solo, con una bicicletta, le corde da arrampicata e i gradini di una scala. E le fantasie da bambino, quelle che lo portavano sulle orme di suo padre e di suo zio, storica guida alpina di Courmayeur che ha fatto parte di una spedizione sul K2 nei primi Ottanta. Nel pantheon dei miti di Argentero spicca l’uomo che ha indorato l’immaginario della sconfitta: “Luisin” Malabrocca, la storica maglia nera del Giro d’Italia. «Un personaggio eterno nella sua originalità che ha saputo guadagnarsi le attenzioni di un popolo romantico, come quello italiano dal secondo dopoguerra a oggi, capace di affetto per gli ultimi forse perché noi stessi continuiamo a considerarci tali». Poi c’è lo sci, quello di Alberto Tomba, lo sportivo che ha unito genialità, talento, personalità e umanità. «Oggi – ha continuato Luca Argentero – lo sport ad alto livello tende a produrre macchine da competizione, mentre le “cazzate” che faceva Tomba contribuivano a renderlo più umano, più vicino alla dimensione di tutti». Una volta Gustav Thoeni, un altro fuoriclasse dello sci, disse: «Alberto Tomba ha fatto dello sci uno sport popolare». Al punto che una sua discesa all’Olimpiade di Calgary nel 1988, coronata dal trionfo finale, fu trasmessa in diretta durante il Festival di Sanremo. Ma la montagna torna anche nel terzo momento dello spettacolo, quando sullo sfondo della scena si stagliano le vette scalate da Walter Bonatti. «Le storie che si raccontano di lui – ha concluso l’attore torinese – mi accompagnano da sempre. “Io chiedo a una scalata non solamente le difficoltà ma una bellezza di linee”, diceva. Ecco, capita anche a me, quando sono in montagna, di prendere le distanze dalle cose futili della vita e di realizzare la bellezza autentica, quella che ti tocca nel profondo. La montagna compie questa magia: il superfluo d’un tratto svanisce e rimane solo ciò che conta».
Si comincia alle ore 20.30
Durata: un’ora e quaranta minuti senza intervallo