EDITORIALE – Il nervosismo dei poteri forti è un punto a favore di Rossi, ma oltre ai porti, lasci aperte le sue porte
BRINDISI – Per anni Confindustria e i sindacati sono stati visti come i contenitori dove si annidano i poteri forti, come quelli che tengono sotto scacco la politica e che decidono lo sviluppo della città sovrastando o indirizzando la politica più del dovuto. Si ricorderà a tal proposito Michele Errico (e non solo lui) dissertare di un partito degli affari a suo avviso trasversale.
Questa premessa serve per dire che, se questa Amministrazione ha contro Confindustria, oppure dialoga il giusto con i sindacati, o attira su di sé le critiche aspre e causa gli strepiti di qualche politico che ha svenduto gli interessi della città per il proprio tornaconto, questo non è da considerare un male, anzi. Bisogna però vedere come Rossi e la sua Amministrazione sono arrivati a questo, seguendo quale percorso. La sensazione, infatti, è quella di trovarsi davanti a un problema di matematica la cui soluzione finale è azzeccata, ma solo per caso, perché i passaggi del problema sono sbagliati.
Le accentuate tensioni procurate da questa Amministrazione nei rapporti con vari gangli della vita cittadina, stanno a significare che si stanno calpestando determinati interessi: alcuni di essi sono opachi e hanno condotto al dilaniamento della città; altri, però, risultano legittimi, come quelli di chi vuole fare impresa qui, nel Mezzogiorno, rispettando le regole del gioco. Possibile che si trovino tutti a Brindisi i farabutti e gli impostori?
In città si respira una brutta aria, e i giornali si ritrovano a riportare più notizie negative che positive del lavoro del Sindaco e della sua Giunta. Questo fa parte del gioco, è stato sempre così, ma non in questa misura. Una chiave di lettura può rintracciarsi nello scollamento senza precedenti tra il Sindaco, la stampa e i cittadini. Alcuni giornalisti lamentano la scarsa disponibilità di Rossi nel rilasciare interviste: posso confermare la legittimità della lamentela, perché sono mesi che lo inseguo.
Non esprimendosi il primo cittadino su determinate questioni, è normale che si dia maggiormente voce ad altri attori, che magari la pensano diversamente. Ecco allora che la percezione dei malumori risulta ingigantita. Possiamo affermare sommessamente che questo approccio non è adeguato a un Sindaco “movimentista”.
D’altro canto bisogna sottolineare che anche gli altri attori sulla scena locale non spiccano sotto questo aspetto: un paio di mesi fa organizzai un confronto tra il Sindaco Rossi e il Presidente di Confindustria Marcucci. In quella occasione il Sindaco accettò l’invito, mentre a sottrarsi fu Marcucci. Insomma, dalla sensazione che abbiamo tratto da questa vicenda, se mancanza di dialogo c’è stata tra le parti, Marcucci non può addossare tutte le colpe al Sindaco.
Così come, entrando nel merito delle questioni, non si può parteggiare a prescindere per il Sindaco o per gli industrialisti/operatori economici, perché esistono varie sfumature, e non tutte sono di color nero carbone.
Passare d’emblée da una città dove politica e aziende hanno camminato a braccetto, anche oltre il lecito, a un’idea di città dove le industrie di determinati comparti devono sparire al più presto, non è possibile.
Bene allora la vigilanza, la circospezione, la cautela nell’agire, ma sempre con grano salis, perché il giocattolo è di tutti e non è il momento di perdersi in esercizi di stile e di forma. Il bene comune non lo si decide con la scienza infusa, ma con il dialogo e ascoltando la città. Altrimenti si arriva al paradosso di aprire i porti agli estranei e chiudere le porte ai propri concittadini.
Andrea Pezzuto