Il cartellone estivo brindisino è stato il migliore del Salento. L’erba del vicino non è più verde, ha solo meno gramigna…
BRINDISI – La gramigna è una pianta infestante che si diffonde nei terreni poco coltivati ed è considerata una iattura perché dannosa e difficile da eliminare. A Brindisi, la gramigna cresce rigogliosa e sistematicamente fagocita chi prova a seminare qualcosa.
E’ storia vecchia: le persone che più si spendono, che magari emergono pure dalla mediocrità nella quale si è abituati a sguazzare, puntualmente divengono oggetto di “attenzioni particolari”, tese a screditarne il lavoro svolto, a insinuare la cultura del sospetto; insomma, a demolire chi mette in cattiva luce i fancazzisti di professione.
Fatta questa premessa, che purtroppo riguarda ogni ambito della vita cittadina, vi sono da segnalare con favore i prodromi di quello che sembra un risveglio della città nel campo culturale e degli spettacoli, con un cartellone estivo che finalmente ha rimesso Brindisi al centro del Salento e non solo, ospitando eventi di assoluto richiamo e rilievo.
Chi per anni si è lamentato di una città morta, adesso impugna prontamente un’altra bandiera e parla di sprechi di denaro pubblico o di spettacoli preconfezionati. Se per tali si intendono format che portano in città migliaia di persone come avvenuto per Battiti Live, o artisti di caratura nazionale e internazionale come Casarano, Bosso e Gualazzi, allora ben venga il prodotto precofezionato.
Il brindisino si è sempre sentito figlio di un Dio minore proprio perché mentre le zone limitrofe riuscivano ad attrarre spettacoli di livello, Brindisi è quasi sempre rimasta a guardare. Addirittura, un evento creato da brindisini come lo YeahJasi! Brindisi Pop Fest, per sette anni ha dovuto trovare casa a San Vito perché a Brindisi nessuno ha mai creduto realmente nella manifestazione. Adesso che si è lavorato tutti assieme per portare nel capoluogo questo evento (che merita davvero ogni sforzo possibile perché resti a Brindisi), è partita la macchina del fango, con brindisini pronti a demonizzare l’investimento pubblico effettuato dal Comune ed a parlare di decontestualizzazione del format.
Il Brindisi Pop Fest doveva approdare a Brindisi e deve restare a Brindisi, perché a Brindisi è stato concepito, perché questa è la volontà degli organizzatori e perché la città capoluogo deve finalmente scrollarsi di dosso il complesso d’inferiorità che inopportunamente la permea ed ergersi a punto di riferimento per la propria provincia.
L’estate brindisina è stata la migliore di tutto il Salento per la qualità, la varietà e la mole di eventi, meglio anche di quella di Ostuni, di Lecce e compagnia cantante, e sottolinearlo non è motivo di vergogna, ma di orgoglio!
Accanto a questo, nelle piazzette del Centro si moltiplicano gli spettacoli: basti considerare i concerti e gli eventi calendarizzati da locali e ristoratori alle Sciabiche, a Piazza Mercato, sul Lungomare, su Corso Garibaldi, su Corso Umberto, in Piazza Dante.
Dopo essersi fatti una ragione per la circostanza che Brindisi piace, quindi, è ora che più di qualcuno si capaciti che la città ha tanto da offrire, e sta inziando a farlo. In fondo, l’erba del vicino è più verde solo perché c’è meno gramigna a infestarla, e la parte sana della cittadinanza deve iniziare a sporcarsi le mani per estirpare una volta per tutte la quantità industriale di gramigna della quale è piena la testa di politici, imprenditori e – perché no? – anche giornalisti di questa città.
Andrea Pezzuto