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Il caso Brindisi: la città industriale per eccellenza governata da una classe politico-dirigenziale che più verde non si può
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Il caso Brindisi: la città industriale per eccellenza governata da una classe politico-dirigenziale che più verde non si può

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BRINDISI – In un momento storico di grande importanza per la città, che sta vivendo la transizione da un’economia industriale a una post-industriale, corredata da un processo di decarbonizzazione sempre più concreto, il Comune di Brindisi si trova ad essere popolato da una classe dirigente politica e tecnica decisamente caratterizzata dal pollice verde.

La visione di Brindisi Bene Comune, votata a un ambientalismo spinto, era nota a tutti, pertanto una volta salito al governo della città Riccardo Rossi assieme a Liberi e Uguali e a un Pd che ha abbracciato il programma elettorale “green” del sindaco, era facile aspettarsi grande zelo, se non contrarietà, verso alcune grandi opere e verso alcune politiche delle grandi industrie. Anche la scelta di Dino Borri come assessore all’Urbanistica, se si conosce la sua storia e le sue battaglie, lasciava presagire il taglio marcatamente ambientalista del professore che in effetti si è da subito palesato attraverso alcuni “niet” importanti come quello inerente la realizzazione di nuovi accosti per le navi ro-ro e le crociere.

La particolarità del Comune di Brindisi che rende unico il quadro brindisino e particolarmente armonica (per le anime più industrialiste/sviluppiste, diabolicamente armonica) l’azione di governo, è rappresentata dal fatto che ad occupare posizioni dirigenziali vi sono professionisti come l’architetto Marina Carrozzo (dirigente all’Urbanistica) o l’ingegnere Francesco Corvace (dirigente del settore Ambiente) che hanno in comune con la parte politica la stessa visione “green”.

Prova ne sia che scorrendo i firmatari della seguente raccolta di firme risalente al 2012 avente come oggetto la lotta all’inquinamento dell’Ilva di Taranto ( https://lists.peacelink.it/news/2012/08/msg00014.html ), spiccano quelle del Movimento No al Carbone, del sindaco Rossi, del presidente del consiglio comunale Cellie, di alcuni consiglieri di Brindisi Bene Comune e dell’architetto Marina Carrozzo, oltre che quella dell’avvocato che difende la Regione Puglia davanti al Tar.

Insomma, a distanza di 7 anni da quella raccolta firme per Taranto, adesso quei firmatari si ritrovano a disegnare il futuro di Brindisi. Considerando che l’ingegnere Corvace proviene dal Dipartimento Mobilità qualità urbana opere pubbliche ecologia e paesaggio della Regione Puglia e che l’ente regionale, con Vendola prima ed Emiliano adesso ha avuto una forte impronta ecologista, si può affermare senza tema di smentita che Brindisi, città industriale per eccellenza, si trova a essere governata da una classe politico-dirigenziale con un pollice verde che più verde non si può.

Un ossimoro da gestire con grano salis e con diverse sfumature di verde.

Andrea Pezzuto